L'Italia, nonostante tutto by Edmondo Berselli

L'Italia, nonostante tutto by Edmondo Berselli

autore:Edmondo, Berselli [Berselli, Edmondo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Politica, Saggi
ISBN: 9788815309167
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2012-10-14T22:00:00+00:00


Il destino della terzietà

Per reagire al discredito suscitato dalla fine ingloriosa del Consiglio d’amministrazione dei «giapponesi», del Cda «Smart», i presidenti di Camera e Senato avevano una sola carta: riunirsi in separata sede e uscirne solo con il foglietto con la cinquina dei designati. Ma questa è un’ipotesi astratta, eroica nel modo in cui viene esposta e ragionevolmente impraticabile sul piano empirico. Quando Marcello Pera ha escogitato la trovata di replicare nel Cda la formula che vige alla Commissione parlamentare di vigilanza (con la presidenza affidata a un membro dell’opposizione), almeno in un primo tempo è sembrato che essa non fosse più che un escamotage causidico per sparigliare il gioco. Ma, subito dopo, su quell’intenzione dei vertici parlamentari è sceso un clima di trattativa clandestina.

Che cosa fosse accaduto è presto spiegato. Mentre la parte diessina dell’opposizione tentava di tenere ferma una posizione che rivendicava la totale e assoluta responsabilità di Pera e Casini nelle designazioni, il vertice della Margherita si faceva coinvolgere nel negoziato («Sarebbe un errore politico chiudere la porta», secondo le indiscrezioni attribuite a Francesco Rutelli): avanzava terne di candidati, discuteva in silenzio, intravedeva la possibilità di incamerare un vantaggio politico frazionale. Tanto che a nomina avvenuta il diessino Vincenzo Vita avrebbe sintetizzato in questo modo: «Siamo caduti dalla brace nella padella».

La designazione a presidente di Paolo Mieli è stata il tentativo estremo di uscire da un groviglio in apparenza inestricabile e ad un tempo lo sbocco politico di questo negoziato condotto sottotraccia. La composizione del Consiglio era stata studiata con una certa accortezza, almeno nel senso che gli altri quattro consiglieri (Francesco Alberoni, Angelo Maria Petroni, Giorgio Rumi, Marcello Veneziani) rappresentavano più che altro un contorno intellettuale alla figura professionale di Mieli. La scommessa consisteva nell’ipotesi che una personalità come quella del direttore editoriale del gruppo Rizzoli-Corriere della Sera potesse incarnare il ruolo di garante di tutti gli equilibri politico-culturali intrinseci alla Rai, di gestore diplomatico dei prevedibili conflitti futuri, di ispiratore culturale di una televisione sopra le parti (o meglio, in cui le parti trovassero una continua mediazione).

A posteriori, è netta la sensazione che l’attribuzione a una sola persona dell’insieme di queste funzioni fosse all’origine della debolezza della designazione. La nomina del Consiglio inoltre appariva inevitabilmente squilibrata se si considera che, al di là della proclamata autonomia dai partiti dei suoi componenti, non si vedeva nessuna figura che potesse «garantire», secondo il normale codice spartitorio, uno dei partner di governo, ossia la Lega. Non appare un caso che il primo e più violento attacco contro il presidente designato sia venuto dalla prima pagina della «Padania», mentre Umberto Bossi non nascondeva diffidenze spirituali significative rispetto a «Mielig»: «È un sessantottino, e io non dimentico». Tutto il resto, comprese le scritte antiebraiche alla sede Rai di Milano, ha contribuito più che altro ad agitare le acque. La diffidenza se non l’ostilità di Silvio Berlusconi per il direttore che nel 1994 aveva pubblicato la notizia dell’invito a comparire spedito al premier dal pool di Milano, e che nella campagna



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